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La sensazione di sentirsi vecchio
Qualche anno fa, parlavo con i miei colleghi e facevo il galletto. Come se potessi avere sempre vent’anni.
Adesso che da poco ne ho registrati trentasei, mi rendo conto di quanto “sotto i baffi”, ridessero di me. Che poi, una parte di me immaginava avessero ragione, ma sbatterci il muso è diverso. Molto diverso.
Parlare di vecchiaia a trentasei anni può sembrare come parlare di sesso da vergini, me ne rendo conto.
Voglio scrivere queste cose però, perché nel “cammino” i momenti in cui mi sono sentito vecchio sono stati molti, ma solo ora me ne rendo conto. Eppure certi erano molto evidenti.
Se nella stessa settimana devi rasarti a zero per mascherare la calvizie e andare dal dentista perché ti si rompe un dente forse qualche indizio l’avevo già avuto.
Poi inizi a leggere, a bere tisane, ad un certo punto della tua vita addirittura realizzi che la tranquillità di una giornata all’aperto vale di più di mille giornate a fare “qualcosa di figo”.
Insomma, se ci pensi, ci puoi arrivare da solo, non serve la carta d’identità a dirtelo.
Oggi però è diverso, da qualche mese mi porto dietro dolori cervicali e altri che in cuor mio spero essere innocui. La realtà però è che ho capito che la vecchiaia arriva quando riconosci il problema di avere una mente più in forma del corpo. Eppure mio nonno me lo diceva spesso.
Ora sono sul terrazzo, a godermi un pò di sole nel tardo pomeriggio, con il mio fido computer che scrivo e penso. Spesso la voglia di approcciare un nuovo linguaggio di programmazione, di stare in piedi fino a notte tarda per imparare, viene meno, portata via da un mal di testa, da un mal di schiena. Avere l’arco ed essere senza frecce – o viceversa – è una bella rottura di coglioni.